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sabato 19 settembre 2009

Sotto le strade di Bologna


Oggi ti racconterò di una breve passeggiata, un paio d'ore in tutto, lungo una via d'acqua sconosciuta alla maggior parte dei cittadini che ogni giorno la usano e l'attraversano.

Da wikipedia
"Marco Vitruvio Pollione (latino Marcus Vitruvius Pollio; c. 80/70 a.C.23 a.C.) è stato un architetto e scrittore romano.Ex ufficiale sovrintendente alle macchine da guerra sotto Giulio Cesare ed architetto-ingegnere sotto Augusto (aveva progettato e costruito la basilica di Fano), è l'unico scrittore latino di architettura la cui opera sia giunta fino a noi."

Vitruvio è anche il nome di una associazione di Bologna che ha tra i suoi scopi un obiettivo per me straordinario: quello di collegare l'attività fisica alla cultura. Obiettivo centrato in pieno! Una passeggiata di circa settecento metri andata e settecento metri ritorno, a otto metri di profondità nel cuore del centro della bologna più antica, quella etrusca prima e quella romana poi, ma non è solo un percorso a piedi, è anche uno spettacolo teatrale e una lezione di storia.

Sono partito da quella zona della città chiamata Inferno appena entrati nel ghetto ebraico. Un gruppo di bravissimi attori e musicisti spiega la vera genesi della Divina Commedia (in bolognese è spassosissima!) e poi attraverso una grande botola scendo sottoterra. Qui mi ritrovo in una lunghissima galleria a un lato della quale scorre un torrente, l'Aposa.

Risalgo il torrente osservando la diversità di stili architettonici usati nelle varie epoche per chiudere il corso d'acqua, dal ponte romano, all'arco acuto, alla volta a botte.
Mentre cammino gli attori recitano ricostruendo le varie epoche che si incontrano, e la guida racconta di antiche sfide coi veneziani, della rivoluzione industriale a Bologna e del ruolo da protagonista dell'Aposa. Si racconta di come Bologna avesse il suo porto e attraverso chiuse e canali si giungeva in barca al Po e da qui il mare, Venezia e quindi il mondo intero.

Alla fine del percorso risalgo per una scalinata in ferro e sbuco in Piazza Minghetti e seguendo i musicisti percorro a ritroso, questa volta in superficie, l'itinerario di andata, mentre la gente seduta all'aperto nei bar e ristoranti del centro guarda stupita questa processione laica per le vie della città.


domenica 30 agosto 2009

Israele-giorno nove, giovedì


Mattinata dedicata a chiudere le valigie e soprattutto a uscire da Tel Aviv. Riesco a percorrere qualche chilometro di troppo grazie al fatto che le indicazioni dei cartelli stradali sono per lo più in ebraico e quando chiedo informazioni ai passanti anche loro sono in difficoltà ad orientarsi, visto che sia l'areoporto, sia una delle arterie più importanti di Tel-Aviv, si chiamano Ben Gurion. Arrivato all'areoporto faccio l'ultimo pieno di carburante e riconsegno la macchina alla Hertz. Riempio un paio di moduli per l'assicurazione ed ora incomincia una serie impressionante di controlli , forse più accurati di quelli subiti prima di entrare in Israele, che si concludono con l'imbarco per Vienna.
Stranamente il pasto vegetariano è mangiabile.
Si atterra in ritardo, così sono costretto a correre all'imbarco e a Bologna scopro che la mia valigia è ancora a Vienna, poco male visto che le chiavi di casa le ho con me e che la valigia mi viene comodamente recapitata a casa mia il giorno dopo.

Israele si è rivelato un paese affascinante, profondamente religioso e laico allo stesso modo; dal punto di vista naturalistico il sud è fantastico alternando il deserto roccioso a oasi lussureggianti, per non parlare poi del Mar Morto e del Mar Rosso. Quasi tutti parlano l'inglese e anche se l'approccio standard con gli stranieri è di diffidenza, si dimostrano infine di una gentilezza squisita e sto parlando sia degli israeliani ebrei sia degli israeliani arabi. Il cibo è buono ovunque e a prezzi forse meno cari che in Italia.
Spero che questi pochi appunti di viaggio ti facciano venire la curiosità per una meta così esotica e occidentale allo stesso tempo. Buon viaggio!

Israele-giorno otto, mercoledì


Dopo il risveglio ritorno qualche chilometro indietro per visitare il canyon di En Avdat, gita bellissima, adatta a tutti, con un dislivello minimo. Risalgo dolcemente il fiume fino alla parete che chiude la valle con la relativa cascata che si tuffa in un laghetto. Il posto è idilliaco, una compagnia di ragazzi attorno ai 20 anni, si diverte ai bordi dello specchio d'acqua. Un paio di loro imbracciano un fucile militare, cosa consueta qui in Israele, ma continua a farmi sempre effetto. In alto sul bordo del canyon scorgo anche una antilope con il piccolo.
Di nuovo in macchina per raggiungere l'ultima tappa del viaggio, Tel Aviv. Dopo tanto deserto mi ritrovo nel traffico di una metropoli, perdo ore per trovare l'albergo Metropolitan e come cigliegina sulla torta fracasso il lunotto posteriore in un parcheggio. Fortunatamente l'albergo è molto buono (forse meglio di quello di Eilat) e vicino alla spiaggia. La differenza di temperatura con il sud del paese è marcata: è troppo freddo per fare il bagno così faccio una lunga passeggiata sulla grande spiaggia alla ricerca di un ristorante per la sera. Scatto qualche foto al tramonto sul mediterraneo ed infine vado a mangiare, ancora una volta benissimo.

Israele-giorno sette, martedì


Il viaggio verso sud è finito, mi dirigo verso nord, seguendo il lato sinistro dell'immaginario triangolo Tel-Aviv/En Gedi/Eilat/Tel-Aviv. Con rimpianto per non aver usato la jacuzzi e la piscina dell'albergo, lascio Las Vegas, cioè Eilat, prossima tappa Timna Park nel deserto del Negev, uno spettacolare parco naturale. Rocce modellate dal tempo, canyon colorati, miniere di rame ed altro ancora mi tengono impegnato per un paio d'ore.
Lungo viaggio verso nord e in un paesaggio sassoso e montagnoso, raggiungo il bordo del cratere di Mitza o Makhtesh Ramon, un cratere profondo 2-300 metri, largo 10 km e lungo 40 km. Dopo pranzo raggiungo il sito di Avdat, in epoche sucessive antica città ebraica, nabatea, romana e bizantina. Sono le 16.00 e quindi è già chiuso, ma visto che ci sono ancora turisti che lo stanno visitando, eccezionalmente lo riaprono solo per me.
La tappa sucessiva è la tomba di Ben Gurion il primo capo di governo del neonato stato di Israele ed infine raggiungo il kibutz di Mashabim Sade a circa 30 kilometri a sud di Beer Sheva, capitale di questa regione. Il ristorante è diviso in due sale: in una si mangia la carne, e nell'altra si mangiano i derivati dal latte ( più kosher di così è difficile!) ad ogni modo si mangia benissimo. Il letto infine mi attende.

Israele-giorno sei, lunedì


Non so se capita anche a te, ma quando sono in prossimità di un confine ho una sensazione particolare, sono in un paese, e già respiro un'aria diversa, che non è ancora quella del territorio che sto per raggiungere e non è più nemmeno quella del posto che sto lasciando... ecco, in Israele è un po' quasi sempre così, e qui ad Eilat la sensazione è amplificata dal triplice confine tra Israele, Giordania, Egitto. Addirittura sulla sponda Giordana del golfo di Aqaba è stata esposta una bandiera enorme ben visibile da Eilat, quasi a sottolineare che Israele è una enclave occidentale in questa parte di mondo.
Giornata ventosa, dedicata al parco dell'osservatorio marino, non dimentichiamoci che Sharm-el-sheik è a sole tre ore e mezzo di automobile.
L'osservatorio è una torre che si immerge per qualche decina di metri di profondità nelle acque del golfo e i piani inferiori hanno le finestre di vetro, dalle quali si osserva la barriera per 360 gradi. Il parco acquatico ha anche numerose vasche che ospitano tartarughe marine, squali, ed altri abitanti del mare. Dopo tanto vento,infine mi sdraio su un lettino sotto l'ombrellone, nella vana attesa che mi venga la voglia di fare un tuffo.
Al termine della giornata, dopo la doccia esco tutti in ghingeri per la cena, avventurandomi tra alberghi di super lusso, negozi luminosissimi, ristoranti quasi al buio. La cena è mediocre dopodichè si dorme.

Israele-giorno cinque, domenica


Giornata un po' faticosa! Mi sveglio presto (circa le 5 del mattino) e passeggio per il Kibbutz di Ein Gedi ammirando lo splendido giardino botanico in cui sono ospitate piante grasse che provengono da ogni parte del pianeta. Lo spettacolo è affascinante, attorno c'è solo deserto, ma dove mi trovo io ci sono piante lussureggianti con tanti uccelli che vi dimorano. Presa la macchina dopo pochi chilometri di deserto raggiungo il canyon di Ein Gedi, altro posto fantastico, dove si alternano cascate d'acqua e piscine naturali, sempre circondate da montagne di sabbia e rocce.
La seconda tappa di oggi è la mitica Masada, splendida fortezza che domina il Mar Morto. Malgrado la teleferica decido salire e scendere a piedi, il caldo non è eccessivo e la passeggiata è piacevole. I resti della città sono bellissimi, e vi è anche un modellino che spiega come funzionasse la raccolta di acqua piovana. Inevitabilmente mi sorge spontanea la domanda se il suicidio di tutti gli abitanti di Masada, per sfuggire all'assedio delle truppe romane, sia stato deciso da tutti o sia stata compiuta una inutile strage da parte degli stessi assediati, nel timore di chissà quali conseguenze.
Lasciata questa bellissima città, raggiungo finalmente il Mar Morto. Sognavo questo momento fin dalla progettazione del viaggio, e l'attesa non è stata delusa! Scivolare in quest'acqua salatissima che ti impedisce di affondare è una delle cose più rilassanti che abbia provato. Il posto è tipicamente turistico, con tutti i vantaggi di ristoranti, bar, negozi, ma non c'è confusione e le (purtroppo) poche ore trascorse qui mi rigenerano. E meno male! infatti ora mi attendono 250 chilometri di deserto al buio (a proposito, il cielo stellato dal deserto è mozzafiato)per raggiungere Las Vegas, cioè Eilat, dove stranamente trovo subito l'albergo Americana (il migliore finora) ceno e vado a dormire dopo una magnifica doccia.